Esiste un vivace dibattito sul corretto utilizzo della lingua italiana e i possibili “abusi” degli inglesismi. Prima però che i tanti (troppi?) che si occupano di comunicazione facciano le loro considerazioni, sarebbe meglio che entrassero davvero nel merito del significato dei vocaboli. Esempio, tanto sentito in questi ultimi giorni: “La prima vittoria del predestinato Sinner“. Sinner un “predestinato“? Ma dove? E’ forse nato vicino al Foro Italico, a Wimbledon o, per restare a casa nostra, alla Baratoff? No, è nato a San Candido, in Alto Adige, dove il rapporto fra campi da tennis e piste da discesa è di 1 a 20, circa. Ha sempre tenuto la racchetta in mano, magari sin da bambino (anche se la foto che ci mostra un fanciullesco Jannik sulla terra rossa ci fa capire la sua innata passione), oppure, guarda caso, è cresciuto con gli sci ai piedi, fino a diventare addirittura campione italiano? Dietro al successo dell’altoatesino c’è in realtà un lavoro pazzesco, fatto dal suo scopritore, Riccardo Piatti, che ha immediatamente visto in lui un potenziale campione, la scelta stessa del ragazzo, che ha preferito provarci con il tennis piuttosto che rischiare l’osso del collo, peraltro potendo guadagnare ben di più, e la nascita di un vero e proprio team di persone che, ognuna con la sua specializzazione (dal dietologo al fisioterapista per arrivare a chi ne cura immagine e marketing), ha affiancato Sinner in ogni momento della sua sfolgorante, e ancora brevissima, carriera. Altroché “predestinato“. Le parole con cui Jannik ha “celebrato” la vittoria di Sofia (“ancora c’è tantissimo da fare e devo solo ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutato a raggiungere questo risultato“) testimoniano ciò che subito era emerso dalla sua prima intervista da “vip”, un anno fa da Fabio Fazio: la ferrea volontà di aspirare a diventare uno dei migliori giocatori al mondo (secondo noi, il numero uno in assoluto) e la capacità di avere la “testa”, la concentrazione, per poterci riuscire davvero, come ha dimostrato la sua capacità di adattarsi subito alla realtà sportiva da Covid19. Probabilmente “predestinato” è stato, ad esempio, Alessandro Gassman: con un nome, anzi un cognome così, qualche porta in più gli si è aperta per forza anche se poi, ne siamo convinti, il successo che ha raggiunto se lo è guadagnato con le sue mani, grazie alla bravura e simpatia che gli hanno permesso in qualche modo di “sfrancarsi” dall’ingombrante eredità derivante dall’essere figlio di Vittorio. Sinner non è un “predestinato” ma è (già) un grande campione che mette tutti d’accordo: vediamo se, e quando, il giovanotto pel di carota riuscirà a scalzare dal podio gli “immortali” Federer, Nadal e Djokovic. Quel giorno, semmai, sarà definitivamente “consacrato“…tennisticamente parlando, naturalmente!