E così, Gianluigi Buffon si porta a casa l’ultimo trofeo della sua “vita” in bianconero, 22 anni dopo aver vinto la Coppa Italia con il Parma: da un Chiesa (Enrico) all’altro (Federico). Certo, arrivare in fondo ad una competizione e vincerla è sempre una bella soddisfazione ma, diciamola tutta, vedere i bianconeri – che fino a 9 mesi fa festeggiavano il nono scudetto di fila – esplodere di gioia per la vittoria in una manifestazione che, per come è concepita, di vero appeal ne ha davvero poco (e, magari, snobbando l’Europa League…assurdo…), è stato un po’ “malinconico“. Così come assistere d’altronde alla nuova sconfitta in finale dell’Atalanta che, pur se ormai entrata nell’empireo dei grandi, fatica a “monetizzare” questo status come invece, ad esempio, era riuscito a fare quel Parma degli anni ’90 che, senza raggiungere lo scudetto, ha comunque arricchito la bacheca di trofei nazionali ed europei. Ma la finale della Tim Cup sarà ricordata anche per il ritorno del pubblico negli stadi dopo tanto vuoto. 4.300 spettatori, un numero che in tempi normali sarebbe stato definito fallimentare ma che oggi assume un valore importantissimo. Per tanti motivi. Il primo è che ha superato di ben 3.300 unità il limite massimo stabilito dall’ultimo decreto (che strana “contraddizione” ma, ormai, siamo abituati a non sorprenderci più per le antinomie da Covid19). Il secondo è che, finalmente, i giocatori hanno potuto correre verso una curva dove ad aspettarli c’erano un po’ di persone piuttosto che i sedili colorati. Il terzo, molto significativo, è quello che di fatto, in Italia ha ribadito la supremazia del calcio nei confronti di tutti gli altri sport, come se ce ne fosse stato bisogno. E vediamo perché. Giovedì 13 maggio al Foro Italico è andata in onda la più bella partita dell’intero torneo degli Internazionali di tennis, quella fra il nostro sorprendente Lorenzo Sonego e il numero 4 del mondo, l’austriaco Dominic Thiem. Iniziata alle 19.00 e prolungatasi nei primi due set fino alle 21.30, causa coprifuoco ha “costretto” gli spettatori presenti sugli spalti del Foro (peraltro nel primo giorno di riapertura al pubblico) ad andarsene via, senza quindi che essi potessero vivere il terzo decisivo set, vinto da Sonego dopo un’incredibile altalena di match point. Sabato, poi, Djokovic ha chiuso la pratica semifinale contro lo stesso azzurro alle 21.30 in punto solo grazie all’anticipo dell’inizio della partita, evitando l’esodo dalle tribune del Centrale agli sportivi che, quasi quasi, erano contenti di aver potuto vedere l’intera partita nonostante la repentina conclusione del terzo set. Il 19 maggio, invece, la sera della finale del Mapei Stadium, già l’orario di Cenerentola era stato stato posticipato di un’ora e, visto che poteva non bastare, ecco concessa la deroga ai tifosi per poter stare fuori fino alle 24.00. E se si fosse andati ai supplementari e ai rigori? Probabilmente si sarebbe riunita la famigerata “Cabina di Regia” in piena notte per concedere un’ulteriore eccezione ai fans bianconeri e orobici. Potenza del calcio.