Al primo traguardo stagionale lo possiamo dire, Jasmin Repesa, anche se è arrivato a Pesaro da Dubrovnik via mare non ha fatto promesse da marinaio, e ha mantenuto in pieno tutti i propositi esposti nella conferenza stampa di presentazione, che attenzione, non erano sicuramente di raggiungere la Final Eight di Coppa Italia, quello era solo un sogno della città.
La prima promessa mantenuta, è stata che la squadra avrebbe lottato sempre. E cosi è stato per tutto il girone di andata e cosi probabilmente sarà fino alla fine. La squadra ha giocato spesso bene, qualche volta meno, ma ha sempre sempre lottato e messo sul campo tutto quello che poteva, unita ad una precisa identità di gioco. E anche nelle partite che ha perso, tranne che a Bologna, è arrivata negli ultimi 2 minuti con la possibilità di vincerla. Era un requisito fondamentale per una società, un pubblico, che negli ultimi anni si era mestamente abituata a tracolli epocali che non appartenevano alla storia e il blasone.
La seconda promessa mantenuta è che Repesa e il suo staff avrebbero fatto crescere i giocatori. Ricordo bene quando il Coach chiarì subito che non voleva giocatori in prestito perché il suo lavoro è farli crescere, e anche se è vero che alcune volte occorre fare di necessità virtù’, non ha senso farli crescere per altri. Il risultato del lungo lavoro di qualità’ in palestra è sotto gli occhi di tutti, e qui non parliamo tanto dei giocatori guida esperti come Cain, Delfino e Robinson, seppure ancora giovane quest’ultimo, ma di quelli che questo margine ampio di crescita lo avevano, tipo Zanotti, mai cosi deciso e mai cosi decisivo, basta guardare la faccia con cui entra in campo ora, la decisione con cui va a rimbalzo e con cui va verticale verso il ferro. Che fosse un buon tiratore lo sapevamo tutti, ma che potesse diventare un tiratore da 42% da tre non credo se lo aspettassero in tanti, forse lui stesso compreso.
Oppure parliamo di Tambone che immaginiamo a Varese, qualcuno si starà chiedendo conto della leggerezza con la quale lo hanno lasciato partire e di Filipovity arrivato come un prospetto interessante e già diventato, nel suo ruolo, uno dei top della Lega.
E parliamo anche, perche’ no, anche del tenero Drell, uno dei simboli della disgraziata stagione scorsa, che sta cominciando a prendersi minuti e compiti importanti, certo magari qui la strada non sarà ancora brevissima, ma un percorso è iniziato.
Quindi, con la certezza delle promesse mantenute, godiamoci da splendidi outsider questa Final Eight, ricordandoci che era una speranza e non un obiettivo e siccome essere realisti e’ una sana abitudine, ma sognare è lecito, pur consapevoli che bisogna sempre dare un occhiata attenta allo specchietto retrovisore, magari nel frattempo prepariamo anche un posticino caldo al prossimo sogno.